La nuova formula per la creazione di valore nel private equity
Da alcuni sondaggi è emerso che gli investitori continuano a considerare il private equity come una componente critica dei loro portafogli.1 Questa asset class può offrire un’importante via d’accesso alle opportunità di crescita economica a lungo termine attraverso un ampio universo di società che non appartengono ai mercati quotati. Il private equity può contribuire inoltre a promuovere l’innovazione e l’evoluzione nel modo in cui operano le aziende. Riteniamo che gli attuali punti di svolta, che riguardano la tecnologia, la sostenibilità e i fattori geopolitici, impongono a molte aziende di sottoporsi a una drastica trasformazione per continuare a prosperare nel prossimo decennio e oltre.
Tuttavia, siamo consapevoli del fatto che in una fase che potrebbe essere caratterizzata da una crescita economica più lenta, da una diminuzione della forza lavoro e da un’inflazione più elevata rispetto all’ultimo decennio, gli investitori e gli operatori dovranno probabilmente misurarsi con l’impatto dei fattori negativi sulla crescita reale dei ricavi, con la compressione dei margini e con un costo del capitale strutturalmente più elevato a causa dell’aumento dei tassi d’interesse. Riteniamo che il private equity possa continuare a creare un valore interessante per gli investitori in questo contesto, ma che il percorso futuro verso questa creazione di valore sarà diverso rispetto al passato.
Una storia di creazione di valore
Il private equity si basa su una proprietà attiva e orientata al controllo, che consente ai General Partner (GP) di riorganizzare le aziende acquisite, intervenire sui loro bilanci e orientare i piani strategici. Questo approccio ha permesso al settore del private equity di generare tassi di rendimento interno (TIR) del 15% negli ultimi 10 e 20 anni2, anche se le performance sono state variabili, sia tra i vari gestori che nel corso del tempo, come ad esempio in occasione delle transizioni più significative nel ciclo macroeconomico.
Sebbene gli approcci all’esecuzione di un investimento di buyout siano molto diversi, i fattori di rendimento possono essere classificati sostanzialmente in quattro categorie: la crescita dei ricavi, l’espansione dei margini, i cambiamenti nelle valutazioni (ad esempio, il multiplo dell’EBITDA pagato per acquisire l’azienda rispetto a quello ricevuto al momento della vendita) e l’uso della strutturazione finanziaria e della leva. I dati mostrano che, con l’evoluzione del contesto di mercato negli ultimi quattro decenni, i GP di private equity hanno adattato il loro processo di creazione di valore per dare risalto a diversi fattori di rendimento. Negli ultimi decenni, ad esempio, la leva e la strutturazione finanziaria sono diventate meno determinanti, mentre l’espansione dei multipli e i fattori operativi hanno guadagnato importanza.3
Gli inizi: l’importanza della leva finanziaria
Il settore del buyout, così come lo conosciamo oggi, ha iniziato a svilupparsi negli anni ‘804 , quando i vantaggi derivanti dalle modifiche fiscali e normative, combinati con lo sviluppo dei prestiti a leva, hanno portato all’avvento del “leveraged buyout” (LBO). Il termine stesso suggerisce che la leva (il debito) è una componente chiave della strategia e in effetti è stata il motore principale dei rendimenti in quei primi tempi. Studi accademici hanno dimostrato che gli LBO realizzati prima del 1992 erano strutturati con rapporti debito/valore compresi nell’intervallo 0,65-0,85x.5
Poiché l’elevata leva finanziaria rappresentava il fattore determinante di creazione di valore, i buyout di quest’epoca furono generalmente concentrati sulla riduzione aggressiva dei costi delle società in portafoglio, al fine di massimizzare i flussi di cassa per il rimborso del debito. In molti casi, le società sottostanti operavano in modo inefficiente, per cui il risparmio dei costi era un’impresa semplice. Tuttavia, una struttura di leva finanziaria così aggressiva lasciava poco spazio ad eventuali difficoltà operative. Un calo relativamente piccolo nella crescita dei ricavi o dei margini poteva vanificare l’intero investimento azionario. Numerose società di spicco di proprietà di LBO sono fallite nel periodo 1990-1992. Uno studio del 1993 ha dimostrato che tra gli 83 grandi LBO completati tra il 1985 e il 1989, 26 sono andati in default e 18 si sono sottoposti alla procedura fallimentare del Capitolo 11.6
Seconda fase: l’importanza dei fondamentali
Nella fase successiva, tra il crollo delle dot-com e la crisi finanziaria globale, il private equity ha iniziato un’evoluzione che lo ha portato ad essere ciò che è oggi. I GP hanno perseguito una struttura di capitale più prudente, orientandosi verso una ripartizione più equilibrata tra debito e capitale proprio. Negli ultimi anni, il capitale proprio ha costituito fino alla metà del finanziamento complessivo nelle operazioni di LBO.
In questo scenario di mercato, la strategia di creazione di valore dei GP si è spostata verso la generazione di maggior valore a livello di impresa, adottando un’ottica di più lungo termine. L’attenzione si è focalizzata sulla crescita dei ricavi e sull’espansione dei margini, sfruttando il potenziale inespresso delle attività sottoperformanti, ottimizzando le operazioni delle società più sane e aumentandone le dimensioni attraverso acquisizioni integrative. Alcune società di private equity hanno iniziato ad assumere operatori professionisti dedicati che lavorano a fianco dei team direttivi delle società in portafoglio con l’obiettivo di ottenere maggior valore. Grazie a questo nuovo approccio, i gestori di private equity sono riusciti a generare performance operative superiori nelle loro società in portafoglio, nel complesso, rispetto ai mercati quotati.7 Secondo uno studio accademico del 2021, la crescita dei ricavi è stata la fonte più persistente di creazione di valore dal 2000, contribuendo per oltre un terzo al valore aggiunto complessivo, sia prima che dopo la Crisi Finanziaria Globale (Global Financial Crisis, GFC).8
Post-crisi: cavalcare l’onda del beta
Anche l’espansione dei multipli ha contribuito in modo importante alla creazione di valore complessivo dei buyout negli ultimi 20 anni. Questo fattore è stato particolarmente significativo dopo la crisi finanziaria globale, quando le operazioni di buyout hanno registrato un’espansione dell’EBITDA pari a 2-4 unità dall’ingresso all’uscita.9 Questa espansione dei multipli è avvenuta grazie a una combinazione di effetti basati sul mercato (beta) e di effetti specifici del GP (alpha), come il miglioramento della qualità della società e delle prospettive di crescita (si veda il grafico per maggiori dettagli). Un altro effetto è stato messo in luce nelle strategie delle piattaforme di acquisizione e sviluppo (buy-and-build), impiegate di frequente, in cui il gestore combina una società in portafoglio con più società di minori dimensioni della stessa linea di business. Dato che le società più piccole tendono a essere scambiate con valutazioni più basse, questa strategia fa scendere la base dei costi dell’impresa consolidata.
Le analisi accademiche attribuiscono l’espansione dei multipli nel periodo compreso tra il crollo delle dot-com e la GFC principalmente agli effetti delle iniziative dei GP. Al contrario, le analisi suggeriscono che dopo la GFC l’espansione dei multipli è attribuibile principalmente agli effetti basati sul mercato (dato il significativo aumento di quelli delle società quotate in borsa durante questo periodo), che hanno rappresentato un quarto del valore complessivo creato nelle operazioni di buyout effettuate a partire dal 2008.10 Tuttavia, anche l’espansione dei multipli generata dai GP ha aggiunto valore in questo periodo: il fatto che nei buyout i multipli di uscita siano stati costantemente superiori a quelli di acquisizione in un determinato anno costituisce una prova dell’alpha.11
Sebbene l’espansione dei multipli abbia svolto un ruolo significativo nell’aumento del valore a livello di settore nell’ultimo decennio, la nostra analisi suggerisce che, storicamente, di per sé non è stata sufficiente a generare rendimenti di private equity superiori alla media. Secondo la nostra analisi, per ottenere una performance in grado di collocarsi nella metà superiore, i ricavi avrebbero dovuto crescere di almeno il 7% l’anno (ipotizzando un impatto nominale dell’espansione dei margini), un valore superiore a quello registrato dalle società statunitensi quotate in borsa nel decennio 2000-2010.12
Fonte: Matteo Binfare, Gregory Brown, Andra Ghent, Wendy Hu, Christian Lundblad, Richard Maxwell, Shawn Munday e Lu Yi, “Performance Analysis and Attribution with Alternative Investments”, al 24 gennaio 2022.
Un territorio inesplorato: una nuova formula da seguire
Riteniamo che i prossimi dieci anni difficilmente assomiglieranno all’ultima decade. La prossima fase potrebbe essere caratterizzata da una crescita economica più lenta, da una diminuzione della forza lavoro e da un’inflazione più elevata rispetto all’ultimo decennio, obbligando gli investitori e gli operatori a misurarsi con l’impatto dei fattori negativi sulla crescita reale dei ricavi, con la compressione dei margini e con un costo del capitale strutturalmente più elevato a causa dall’aumento dei tassi d’interesse. In questo scenario, riteniamo che i gestori di private equity continueranno a generare rendimenti interessanti. Tuttavia, lo scenario d’investimento radicalmente alterato implica che il percorso verso la creazione di valore dovrà essere diverso da quello seguito in passato. È improbabile che la leva finanziaria e l’espansione dei multipli aggiungano alla creazione di valore lo stesso margine ottenuto in precedenza. Le leve operative di creazione di valore, ossia la crescita dei ricavi e l’espansione dei margini, sono destinate a diventare i principali fattori determinanti del successo nel nuovo regime.
Secondo la nostra analisi, con il costo del capitale attuale, un multiplo d’ingresso più basso e senza il beneficio dell’espansione dei multipli, una società potrebbe generare una crescita dell’EBITDA a due cifre per ottenere lo stesso rendimento di una crescita dell’EBITDA a una cifra sola nel periodo pre-COVID. La nostra analisi suggerisce inoltre che la creazione di valore sia più sensibile all’espansione dei margini che alla crescita dei ricavi. Tuttavia, sebbene l’espansione dei margini possa essere efficace, è stata la leva più difficile da sfruttare e questo potrebbe spiegare il suo contributo relativamente modesto alla creazione di valore negli ultimi 20 anni.
Se la leva, storicamente meno utilizzata ha le maggiori probabilità di generare benefici marginali futuri, è possibile che le aziende debbano modificare il loro processo di creazione di valore. Ad esempio, le aziende che operano in aree ad alta crescita potrebbero doversi concentrare sui margini, ora che le dinamiche favorevoli all’economia si attenuano, mentre gli investimenti nei settori tradizionali potrebbero dover generare una crescita dei ricavi, dal momento che un contesto d’inflazione strutturalmente più elevata potrebbe ostacolare l’espansione dei margini. Questi tipi di iniziative richiedono competenze diverse, per cui i team operativi potrebbero essere tenuti a espandere le loro capacità di esecuzione, spingendosi oltre quelle adottate in passato. Il valore di un partner d’investimento esperto e competente, che disponga sia di un’ampia rete operativa per supportare i team direttivi, sia di risorse finanziarie per sostenere i costi iniziali della trasformazione d’impatto, dovrebbe diventare sempre più evidente.
Crescita dei ricavi: uno sviluppo organico
Le strategie di piattaforma, le fusioni e le acquisizioni, e l’attività di integrazione hanno storicamente determinato una parte significativa della crescita dei ricavi nel settore del private equity. Un trend che si è intensificato nell’era post-GFC. Nel 2022, le operazioni di integrazione hanno rappresentato più di tre quarti delle operazioni di buyout negli Stati Uniti, in aumento rispetto al 50% del 2008.13 Tuttavia, in futuro l’aumento dei tassi d’interesse potrebbe influire sulla disponibilità di finanziamenti per queste operazioni e il crescente controllo normativo antitrust potrebbe limitare le opportunità di aggregazione in alcuni settori. Pertanto, pur prevedendo che le integrazioni continueranno a essere una strategia importante per la creazione di valore anche quando i mercati finanziari si saranno normalizzati, riteniamo tuttavia che affidarsi esclusivamente alla crescita inorganica non sarà più sufficiente.
Pertanto, riteniamo che la crescita organica diventerà ancora più importante per la creazione di valore negli anni a venire e potrebbe avvenire modificando i modelli di business non funzionanti o stimolando la crescita di attività e settori sani, ma con una crescita più lenta. La crescita organica può essere ottenuta conquistando quote di mercato nelle aree esistenti grazie a prodotti, servizi o esperienze migliori per i clienti, oppure espandendosi in nuovi mercati con il lancio di nuovi prodotti, con l’ingresso in nuove aree geografiche e la scelta di nuovi segmenti di clienti o ancora adottando una strategia di prezzo più analitica e basata sui dati per ottimizzare i ricavi di ogni operazione. Ciò richiederà capacità ed expertise più sofisticate per quanto riguarda la creazione e la comunicazione del marchio, l’ottimizzazione dei canali di vendita e le ricerche di mercato. Inoltre, probabilmente, si saranno necessari maggiori investimenti tecnologici e in ricerca e sviluppo per creare nuovi prodotti e ottimizzare quelli esistenti.
Espansione dei margini: una rinnovata attenzione all’efficienza operativa
Negli ultimi anni, molte società di proprietà di private equity sono riuscite a trasferire i costi più elevati sui clienti, ma i limiti degli aumenti di prezzo iniziano a farsi sentire, tanto che nel 2022 la crescita dei ricavi è stata notevolmente superiore all’aumento dell’EBITDA.14 Con l’inflazione elevata (anche se in fase di rallentamento) e gli aumenti del costo del lavoro che continuano a essere in primo piano nelle statistiche macroeconomiche, l’espansione dei margini e, di fatto, la minaccia di una loro contrazione, sta riscuotendo maggiore attenzione.
L’espansione dei margini può essere una leva di creazione di valore di grande impatto e, con l’approccio corretto, può apportare un contributo più significativo alla creazione di valore rispetto al passato. Con l’aumento del costo del capitale, per alcuni GP l’attenzione ai margini può rappresentare un cambiamento di mentalità, passando dal dare priorità alla crescita al concentrarsi sull’efficienza.
Il miglioramento dei margini si baserà probabilmente sull’ottimizzazione dei processi, sul miglioramento delle catene di approvvigionamento e sulla razionalizzazione della forza lavoro per essere pronti alle sfide e alle opportunità della tecnologia. I GP dovranno mettere in discussione tutto, dai budget di marketing e la struttura delle organizzazioni di vendita all’approvvigionamento delle materie prime e alla logistica, per capire quali sono i modi più efficienti per promuovere la crescita, i costi di acquisizione dei clienti e l’economia unitaria. Questo sforzo richiederà probabilmente più sistemi, processi e tecnologie per comprendere con precisione i costi, quantificarne l’impatto e identificare modi prudenti per ridurre le spese senza compromettere la crescita del fatturato.
Tecnologia: è l’ora di un upgrade
Per fortuna, il contesto odierno offre anche strumenti di trasformazione che non avevamo a disposizione nell’ultimo decennio. La scienza dei dati, l’intelligenza artificiale, la robotica e l’automazione continuano a maturare e ad accelerare e sono sempre più in grado di promuovere la crescita dei ricavi e migliorare l’efficienza in modi che prima non erano possibili. Per questo motivo, stanno offrendo l’opportunità di effettuare trasformazioni aziendali su larga scala e di ripensare le caratteristiche delle imprese di successo. Tutto ciò può essere particolarmente utile per le imprese e i settori che hanno un andamento positivo ma inferiore al loro potenziale.
Tuttavia, riteniamo che la tecnologia di per sé non sia sufficiente a generare rendimenti. Il successo si basa sulla strategia e sull’esecuzione, ovvero sull’implementazione dei processi, delle strutture e dei contesti adatti per sfruttare la tecnologia. Sono numerosi i casi di società che hanno speso molto in tecnologia senza riuscire a sfruttarne appieno i vantaggi a causa di problemi organizzativi. Man mano che un numero sempre maggiore di società si orienta verso tesi tecnologiche simili, l’uso della tecnologia cesserà di diventare un elemento di differenziazione fondamentale. Con il tempo, quelle che oggi sono tecnologie innovative (compresa l’intelligenza artificiale) diventeranno un requisito piuttosto che un vantaggio competitivo. I GP devono non solo mettersi all’opera per trarre vantaggio dal loro ruolo pionieristico e costruire una barriera difendibile, ma anche formulare una visione realistica sulla capacità della tecnologia di espandere o creare nuovi mercati, che può variare a seconda della tecnologia e del tipo di prodotto/servizio. Tutto questo aggiunge complessità e costi all’esecuzione di un piano di creazione di valore.
Queste iniziative spesso richiedono investimenti di capitale in un momento in cui il costo del capitale è aumentato e i costi della trasformazione tendono ad essere anticipati mentre i benefici hanno bisogno di tempo per maturare. Di conseguenza, i GP dovranno allungare i periodi di detenzione per beneficiare di questi costi iniziali o trovare il modo di raccogliere più rapidamente i benefici della trasformazione. Le tempistiche di esecuzione potrebbero dover essere accelerate, con un maggiore lavoro svolto nella fase di diligence e di sottoscrizione rispetto alla fase successiva all’acquisizione, richiedendo una collaborazione più stretta tra i team di investimento e operativi del GP. Inoltre, i GP possono cercare soluzioni di capitale per accelerare alcune distribuzioni agli investitori. Sebbene sia improbabile che l’uso della leva e della strutturazione finanziaria favorisca i rendimenti in futuro, la competenza nell’ottimizzazione delle strutture di capitale e nella gestione di alcuni rischi macroeconomici (ad esempio, i tassi d’interesse e i tassi di cambio) sarà sempre più importante per ottimizzare il flusso di cassa e il valore complessivo delle attività. Riteniamo che la domanda di strutture di capitale innovative, che spaziano dal credito senior alle azioni privilegiate e tradizionali, con un mix che può evolvere nel corso della durata dell’operazione, possa continuare a crescere. Questa dinamica potrebbe facilitare la crescita delle soluzioni strategiche adatte a tutte le condizioni.
Perché scegliere la strada più complicata?
Tutte le aziende, indipendentemente dal loro assetto proprietario, dovranno probabilmente affrontare un aumento dei costi del capitale, ostacoli all’espansione dei multipli e un contesto operativo più complesso. Tuttavia, è probabile che il private equity sia avvantaggiato rispetto ai mercati quotati nella trasformazione delle aziende su larga scala. Un orizzonte temporale a lungo termine che consente di effettuare le modifiche e gli adeguamenti necessari a metà percorso, un modello di governance più snello in cui un unico proprietario prende le decisioni sull’allocazione delle risorse e le risorse aggiuntive che il GP potrebbe impiegare nel corso del tempo possono rivelarsi un vantaggio decisivo per superare un contesto difficile. Nella misura in cui è necessario sviluppare nuove abilità e competenze per la creazione di valore, i GP di private equity possono ammortizzarle su una base di capitale più ampia, ovvero un portafoglio di società anziché che una singola azienda.
Per questo motivo, continuiamo a credere che, con il partner giusto, il private equity dovrebbe presentare interessanti opportunità d’investimento per i portafogli degli investitori. Tuttavia, le dinamiche del nuovo contesto avranno implicazioni su come i GP devono considerare il loro vantaggio competitivo e su come gli LP devono selezionare i gestori.
In un periodo di forte incertezza, crediamo che gli investitori più accorti saranno quelli che si distingueranno per la loro fiducia in ciò che possono trasformare, per l’attenzione nel valutare accuratamente le loro capacità di creare valore e per la disciplina di determinare il prezzo delle operazioni in modo adeguato, nonché per la capacità di ammettere gli errori e cambiare rotta.
1 Si veda, ad esempio, la Private Markets Diagnostic Survey 2023 di Goldman Sachs Asset Management. Al 24 settembre 2023.
2 Cambridge Associates. TIR dei buy-out aggregati su periodi di 10 e 20 anni fino al 4T 2022. I parametri sono riportati al 31 dicembre 2022 per gli ultimi 10 e 20 anni. Come tutte le analisi dei dati dei fondi, tali risultati non rappresentano l’universo completo dei fondi dei mercati privati. Pertanto, i database a cui si fa riferimento possono affrontare rischi di distorsione, come l’errore di sopravvivenza, e rischi di distorsione legati alla mancata rendicontazione, che possono determinare rendimenti complessivi più elevati rispetto a quelli ottenuti senza tali distorsioni. Il TIR non riflette la performance di alcun prodotto finanziario offerto da Goldman Sachs Asset Management. La performance passata non prevede e non garantisce risultati futuri, che possono variare.
3 Matteo Binfare, Gregory Brown, Andra Ghent, Wendy Hu, Christian Lundblad, Richard Maxwell, Shawn Munday e Lu Yi, “Performance Analysis and Attribution with Alternative Investments”. Al 24 gennaio 2022.
4 “Private equity, history and further development”. Università di Harvard. Al 27 dicembre 2008.
5 Matteo Binfare, Gregory Brown, Andra Ghent, Wendy Hu, Christian Lundblad, Richard Maxwell, Shawn Munday e Lu Yi, “Performance Analysis and Attribution with Alternative Investments”. Al 24 gennaio 2022.
6 Journal of Applied Corporate Finance, Vol 19 N. 4. “Private Equity: Boom and Bust?” All’autunno 2007.
7 Cambridge Associates LLC Private Investments Database, FactSet Research Systems e Frank Russell Company. Dati dal 1° gennaio 2000 al 31 marzo 2022.
8 Matteo Binfare, Gregory Brown, Andra Ghent, Wendy Hu, Christian Lundblad, Richard Maxwell, Shawn Munday e Lu Yi, “Performance Analysis and Attribution with Alternative Investments”. Al 24 gennaio 2022.
9 Prof. Gregory Brown, IPC. “Debt and Leverage in Private Equity: A Survey of Existing Results and New Findings”. Al 4 gennaio 2021. Un aumento di 2 unità dell’espansione dell’EBITDA significa che, ad esempio, una società che potrebbe essere stata acquistata a un prezzo pari a 10 volte l’EBITDA generato al momento dell’acquisizione, verrebbe venduta a 12 volte l’EBITDA generato al momento della vendita.
10 Matteo Binfare, Gregory Brown, Andra Ghent, Wendy Hu, Christian Lundblad, Richard Maxwell, Shawn Munday e Lu Yi, “Performance Analysis and Attribution with Alternative Investments”. Al 24 gennaio 2022.
11 Burgiss Company Fundamentals Review. Al 4T 2022.
12 Sulla base dei tassi di crescita annuale dei ricavi aggregati dell’S&P 500 riportati dal Dott. Edward Yardeni: “Corporate Finance Briefing: S&P 500 Revenues & Earnings Growth Rate”. Al 29 maggio 2023.
13 PitchBook 2Q 2023 Private Equity Breakdown. Al 30 giugno 2023.
14 Burgiss. Al 1T 2023.